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Le limate della settimana

24.11.2014 16:55


Lacrime in diretta per Livia Turco. Nodo alla gola contagioso causato dai tanti che non si iscrivono più al PD perché lo sentono lontano, tanti militanti che vengono da una storia di sinistra non considerati - dice la Livia - dalla nuova gestione del Partito. Ci uniamo al pianto "turco": Matte, CONSIDERACI!! Livia "anema e core", una di noi, voto 8


Alessandra Moretti, ex vice sindaco di Vicenza, ex parlamentare, quasi ex europarlamentare, rilascia una intervista di 5'37'' di niente cosmico. Fra le tante pochezze, archivia Rosy Bindi con un "mortificava la femminilità" (non condividiamo, occhio che la Rosy...) e ci informa della sua lotta senza quartiere a peli e
capelli bianchi. Alessandra voto 3.
P.S.: Ale, la prossima volta risparmiati, mortifichi la nostra intelligenza.


Alessandra moretti da Vespa mentre spiega come il silk epil rimuove i peli fin dalla radice


Paola Taverna, miss "Gniente, gniente, voi siete gniente" di senatoriale memoria, "cade in casa". Torna nella sua Tor Sapienza, in mezzo alla sua gente e la sua gente... la rispedisce al mittente. Davanti ad un: "Noi non vogliamo esponenti politici", lei non capisce, sembra stordita, prova a rispondere: "Perché so n'esponente politico?!?", ma quando l'interlocutore passa al: "E il movimento 5 stelle, che è, la Caritas?" le casca, se non il Mondo, almeno la borgata addosso. Non esistono profeti in patria. Voto 8 per il romanesco, 4 per tutto il resto. Pòraccia.

Finalmente è arrivato il calendario Pirelli. Uno dei modi migliori di prendere con filosofia il passare delle stagioni. Tralasciando i soliti discorsi tipo "la donna oggetto bla bla bla" oppure "il maschilismo bla bla bla", quest'anno c'è una novità, grossa novità: Candice Huffine, 90 kg di formosa femminilità. Finalmente! Adesso si che possiamo dire: "Tanta roba!". Più che un voto diamo una taglia, la 46.


Salvini. Ancora lui. Torna nella nostra classifica per il video risalente al '93, quando da concorrente al "Il pranzo è servito" si descrive come "nullafacente". Tuttora a Bruxelles lo definiscono così. Coerente, voto 6. P.S.: nel computo abbiamo sorvolato su capello e barbetta che al confronto Mengacci passa da belloccio (voto 8 a chi sceglieva i concorrenti del programma).


G. & L.


Eternit, ingiustizia è fatta

20.11.2014 18:36

Eternit. Una parola che negli ultimi 110 anni ha modificato il suo impatto culturale sulla società italiana. Agli inizi del secolo scorso rappresentava il progresso, la novità e la possibilità di lavoro per migliaia di persone. Negli anni '60 questo nome ha iniziato ad essere associato a malattie gravissime, Asbestosi e Mesotelioma Pleurico sono entrate prepotentemente nel vocabolario comune. Ma è nel 2014, e precisamente mercoledì 19 novembre 2014, ieri, che ad Eternit inizia ad essere associato il termine Vergogna. Vergogna perché per un cavillo, prescrizione del reato, la Cassazione ha negato giustizia per migliaia di vittime di questo terribile prodotto. Vergogna perché per l'ennesima volta l'Italia ha fatto una brutta figura. La storia ci dice che gli stabilimenti che producevano Eternit disperdevano le polveri di amianto, importante costituente di questo materiale edile, nell'ambiente, anche dopo, e nonostante, che studi ne avevano comprovato la pericolosità.


In Italia vi erano molti stabilimenti, a Casale Monferrato, Cavagnolo, Broni, Augusta e Bari. Negli anni 30 inizia a produrre questo materiale anche un'altra ditta, la Fibronit. Invece l'attualità ci dice che anni di ricerche scientifiche e di cause giudiziarie vengono buttate al vento, il reato c'è, tutti lo sanno, ma ci si è voluti riparare dietro alla prescrizione. Poi oltre al danno la beffa... l'avvocato generale dell'Inail ha dichiarato: "Per l'Inail i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall'amianto sono costate 280 milioni di euro, soldi che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito alla radice questo processo". Il magnate svizzero della ditta Eternit, tale Stephan Schmidheiny, si dice vittima di un complotto, si definisce un pioniere ed intima allo Stato Italiano di proteggerlo "da ulteriori processi ingiustificati". Insomma alla vergogna in questa storia non si aggiunge null'altro che altra vergogna ed indignazione. Ora rimane solo il processo per omicidio volontario. Nonostante ciò, questa brutta pagina della giustizia rimarrà a lungo nelle menti di tutti noi italiani. E' per questo che spero in modifiche riguardanti le regole sulla prescrizione, un istituto giuridico stra-abusato. Matteo Renzi ha fatto importanti dichiarazioni a riguardo, mi auguro vivamente che non siano soltanto parole... altre parole. In tutta questa storia rimangono solo la rabbia di centinaia di vittime, il lutto cittadino indetto dal comune di Casale Monferrato e uno striscione: "Eternit, ingiustizia è fatta"

Matteo


Le limate della settimana

17.11.2014 12:46

Voti e commenti su momenti e personaggi che hanno caratterizzato la settimana.

E' inutile, ovunque va, Salvini prende dei nomi: va a Bologna ad istigare i rom e prende dei nomi, va a Parma e prende dei nomi, Giovedì sera, via Pozzo a Piacenza va ad istigare la criminalità locale e nomi anche li. I video disponibili online fanno vedere che Salvini muove le labbra e sotto si sentono i "ma vai a lavorare!". La butto lì, due opzioni: comunicare comodamente con un videomessaggio dal proprio studio con dietro le foto di Bossi e Borghezio ( amarcord ), oppure, scelta consigliata, fare quello per cui è stato votato: restarsene a Bruxelles (dove anche lì prende dei nomi ma lautamente rimborsato). Salvini, voto 3


Sciopero/1. 
Dalla Lillona nazionale Dario Nardella (Sindaho di Firenze) all'ultimo secondo tira fuori la perla: "Le devo confessare: la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto della decisione di fare lo sciopero per il ponte è che " attenzionissima " i sindacati, non fanno mai sciopero il Mercoledì". Silenzio in studio. Nardella passa dalla ferrea convinzione di aver tirato fuori una genialata all'atroce dubbio di averla fatta grossa. La Gruber non ci crede, spera di aver capito male e azzarda un salvataggio disperato " Va beh, insomma, è anche vero che il sarcasmo, quando i rapporti sono già così tesi... battute così, forse si potrebbero anche risparmiare". Intanto, Travaglio, si frega le mani aspettando il suo turno. I commenti sono superflui. Nardella, voto 2.



Sciopero/ 2

Polemiche sui social per lo "sciopero-ponte". Sprecati fiumi di tweet contro lo sciopero. Tra i tanti la nostra scelta ( innocente...) ricade sul tweet di Francesco Nicodemo. Già, Nicodemo...CHI?? Eppure Nicodemo è l'ex responsabile comunicazione PD e non deve avere contato fino a 10 prima di scrivere.

In stile CAPTCHA: volete accertarvi che siete una persona normale? Se non avete capito il tweet lo siete. Nicodemo, voto non pervenuto.


Sciopero/ 3
Landini replica alle proteste: " Sciopero ponte? La cosa mi fa solo ridere. Senza considerare che uno sciopero costa molto ad un lavoratore. Lo sciopero bisogna farlo quando il momento è buono". Se qualcuno non avesse capito il meccanismo, facciamo uno schemino semplice, semplice ( per Nardella e Nicodemo, insomma ): sciopero = lavoratori scendono in piazza -> rinunciano alla propria paga -> cercano di far valere i propri diritti. Landini l'eroe del "siamo come voi", voto 8. Pronto a scrivere il manuale "insegna anche tu lo sciopero ai principianti"


Mentre il neo sottosegretario all'economia Paola De Micheli dichiara la sua grande emozione per la nomina, l'occhio ci cade, da materiali e insensibili come siamo, sul vestito ROSSO. Ovviamente, la "Demi" motiva la scelta dicendo che sono i colori di Piacenza, della sinistra e del pomodoro simbolo della primogenita...Rossa fuori, bianca dentro: i contrasti della sinistra italiana. De Micheli 10 al vestito, 5 alle dichiarazioni, voto 7,5


In alto a sinistra una foto in cui Renzi esprime tutta la sua felicità per la nomina.


Questa settimana abbiamo scoperto una cosa: manca il sale. Non quello di Wanna Marchi, non quello per la pasta, ma quello della Provincia. In tutto questo però c'è una nota positiva: chi ci mette la faccia ( la sua ) ossia quella di Patrizia Calza, nuova vicepresidentissima della provincia ( per cui non nascondiamo un debole). Donna più votata, è stata appunto nominata vice presidente e consigliere ai lavori pubblici da nemmeno un mese. Decide di ripubblicare su facebook l'articolo della dolorosa scelta ( obbligo delle catene a bordo ) dando il fianco a qualsiasi tipo di commento/ingiuria, evitando il sempre in voga scaricabarile, anche se queste conseguenze non derivano dalla sua diretta responsabilità. Brava. Patrizia Calza una donna in catene, voto 10.

Lo stesso Papa emerito Ratzinger si complimenta pubblicamente con la Calza


Gab. & Lor.




Legge sul lavoro, lavoro per legge?

16.11.2014 13:18


E' di qualche settimana fa la pubblicazione annuale della World Bank "Doing Business 2015" https://www.doingbusiness.org/reports/global-reports/doing-business-2015, che annualmente "recensisce" i vari Paesi dal punto di vista della regolamentazione per il business. Ad ogni Paese viene assegnato un punteggio relativamente alle procedure per l'avvio di una nuova attività, e, sulla base di questo, viene stilata una classifica. Il primo posto è assegnato al Paese in cui è più facile fare business. L'Italia si piazza all'89° posto (su 189). Leggere il report sull'Italia mi ha fatto riflettere sull'assurdità del dibattito che si è mosso in queste settimane intorno all'articolo 18 e al presunto potere salvifico che deriverebbe dalla sua abolizione. Mi spiego. Il report segnala (ma potrebbe segnalarlo qualunque persona che abbia avuto a che fare con la giustizia civile italiana) che in Italia la durata media per un'azione esecutiva per il recupero di un credito è di 1185 giorni, pari a 3 anni e 3 mesi, con un costo pari ad un quarto della somma da recuperare. Invece, per costruire un magazzino, sono 233 i giorni necessari a raccogliere i permessi e le autorizzazioni necessarie. Non affronto, volutamente, la questione dell'incidenza della tassazione effettiva, per non aprire ora il mastodontico tema della politica fiscale.


Ho riportato un paio di dati, che sanno tutti, e che tutti ripetono e commentano da tempo, con lo scopo di farmi spiegare, da chi ne propugna l'abolizione, quale sia il meccanismo per cui l'abolizione dell'articolo 18 dovrebbe favorire l'occupazione. Perché, invece, non puntare ad una seria riforma della giustizia civile, grazie alla quale le imprese magari riescono a recuperare più in fretta e con meno costi i crediti vantati, oppure una riforma della burocrazia seria, per cui, invece di tagliare risorse a caso alle Pubbliche Amministrazioni, ci si concentra sulla digitalizzazione e sulla razionalizzazione degli adempimenti per imprese (e chiaramente anche per cittadini)? Perché, forse, l'articolo 18 è fortemente simbolico, e Renzi, usandolo nella sua narrazione politica, ne ha fatto un'altra delle sue "accette ideologiche".


Il vero motivo per cui le imprese non assumono oggi non è la paura dell'articolo 18 (che disciplina il licenziamento illegittimo, mica tutti i licenziamenti...e poi, a quanti nuovi lavoratori si applica, questo articolo 18?). Il motivo principale per cui le aziende oggi non assumono nuovi lavoratori è il perdurare della stagnazione del mercato interno, incapace di assorbire la produzione. E' quindi, un problema di domanda, che difficilmente si risolve intervenendo sulla legislazione del mercato del lavoro. Se si vuole intervenire dal lato dell'offerta, al di là dei "costosi" interventi di politica fiscale come il taglio dell'IRAP, che in qualche modo va finanziato- e se si finanzia con l'aumento dell'iva, siamo punto e a capo- altri interventi piu strutturali potrebbero essere, appunto, la riforma della giustizia civile e della burocrazia, i cui effetti ricadrebbero su cittadini e imprese.


Giulia

Chi siamo?

16.11.2014 11:00

Per prima cosa bisognerebbe presentarsi, per prima cosa dovremmo dire "chi siamo". Dovremmo... ma invece questo blog non nasce con tutte queste sicurezze e con ferree convinzioni sul mitico "chi siamo e da dove veniamo" (per non parlare del "dove andiamo"). Non servirebbe a niente un bel " chi siamo" scritto bene, senza sbagliare virgole e accenti, uno di quelli in cui metti solo le cose che fanno comodo e le altre vanno sotto il solito tappeto ormai trasformatosi in pouf, come si fa per i curriculum, come si fa quando ci si deve vendere (sempre che qualcuno ci voglia comprare). E ancora meno ci interessa uno di quei "chi siamo" d'azienda, quelli in cui bisogna scrivere quanto siamo simpatici e quanti denti abbiamo per sorridere, su come il nostro fantastico business plane ci ha portato fino qua (ma qua dove?) e come vogliamo arrivare fino a là (verso nuove e straordinarie avventure... forse).


In fondo un "chi siamo" può valere solo per un giorno o addirittura un minuto, perciò dovremmo continuare ad aggiornare ciò che siamo come si fa per il proprio stato su Facebook. No, non conviene. Potremmo dire che siamo un insieme di tante cose diverse, ma col voler essere un po' di tutto si rischia alla fine di essere anche un po' di niente. Allora, da giovani quali siamo, potremmo buttarla sul poetico, con quel "Siamo solo noi" di Vascorossiniana memoria, ma allora meglio Ligabue con un bel: "Siamo chi siamo". Una pacca sulla spalla e risolto il problema. Oppure ancora, e qui la chiudiamo, con un Sanremese "noi, siamo ragazzi di oggi noi", la prendiamo un po' larga ma almeno andiamo sul sicuro. Forse il problema di fondo è che a dire "chi siamo", deve essere qualcuno che non siamo noi.


Provando ad essere seri, Lima Sorda è un gruppo di ragazzi di età diverse, che semplicemente vuole parlare di quello che c'è intorno a noi. Dalla politica al sociale, passando tramite il lavoro e l'attualità, tutto ciò partendo da sinistra. Questo con l'ottica di ragazzi di 20 anni, con la testa di ragazzi di 20 anni, con i modi di ragazzi di 20. Nel bene e nel male. Forse è proprio per questo che non ha importanza "chi siamo", è importante il "chi saremo".


Francesca
Gabriele
Giulia 
Lorenzo
Maria
Matteo

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