Untouchable Primarie

22.01.2015 10:27


A seguito di quanto è accaduto nelle primarie del PD in Liguria... oppure a riguardo di quelle della Campania, o ancora... no beh se dovessi fare l'elenco delle primarie che hanno avuto qualche problema, probabilmente non finirei mai. Ormai ogni volta "ne capita una", e dire che le primarie vanno bene così come sono, direi  il falso.


In primo luogo, penso sia il caso tracciare una netta separazione tra il congresso e le primarie. Anche dal punto di vista comunicativo, si tende a utilizzare uno come sinonimo dell'altro. Il congresso dovrebbe servire per eleggere la figura di un segretario (provinciale, regionale, nazionale), le primarie invece dovrebbero riferirsi a elezioni di sindaci o presidenti. Ritengo questa una divisione fondamentale anche per delimitare differenti modalità di partecipazione. Semplificando: congresso per i soli iscritti (quelli veri) , primarie per gli "elettori" di coalizione. Non per una questione di chiusura, ma per dare principalmente un senso ad una tessera. Immagino già le obiezioni: vuoi chiudere perchè hai paura della partecipazione. Ma come è possibile definire il solo gesto del voto come "partecipazione"? Se c'era questa grandissima voglia di partecipazione alla vita politica, come si spiega il tracollo delle iscrizioni nell'ultimo anno? Partecipare alla vita politica di un Partito vuole dire altro. Significa discutere su tematiche di ampio respiro, cercando di raggiungere anche una sintesi; significa cercare di dare una risposta ai problemi della gente; significa anche aprire un banchetto in piazza ogni tanto e volantinare. La partecipazione non si limita a porre una x su un nome: la politica non può e non deve essere solo questo gesto. Avere una tessera di Partito deve avere un senso, un significato. Altrimenti cosa facciamo? Chiamiamo i tesserati solo quando c'è bisogno di arrivare a prendere una poltrona?


Passiamo alle primarie per la scelta di un candidato. Chiariamo subito una cosa: le primarie sono uno strumento, non il fine della politica. Vanno bene così come sono? Ovviamente no. E se una cosa non funziona, perchè ostinarsi e far finta di niente? I fatti ci fanno capire che devono essere "messe in sicurezza" e sono dell'idea che siano sufficienti un paio di gesti per cercare di raddrizzarle: 1) Alle primarie di partito, cercare di porre un limite: non si possono indire primarie ad ogni minimo scoglio (forse è una soluzione un pò troppo estrema per la situazione attuale); 2) Albo degli elettori, certificato e verificabile; 3) Definire una piattaforma comune per delimitare politicamente il perimetro in cui si gioca (quella del centro-sinistra, per capirci). Non possono candidarsi tutti, e allo stesso tempo, non possono votare tutti. A meno che non si sia favorevoli a infiltrazioni (si, il termine giusto è infiltrazioni) di personalità del centro-destra. Soprattutto in questo vuoto politico generale, c'è chi si intrufola: chi non avendo un carro, salta su quello vincente. Cosa non del tutto positiva: non ci sono solo le primarie da vincere... 


Dalle varie dichiarazioni rilasciate, prendo atto che anche chi ha sempre preteso le primarie per ogni minima decisione (in certi Comuni si sono fatte per eleggere i candidati che andarono poi a formare la lista dei consiglieri pd ) ora sta cambiando verso... Cercherò di prenderla dal lato positivo: meglio tardi che mai!


Siamo arrivati ad un momento in cui più di 50 segretari di circolo PD della provincia di Bologna, chiedono di non andare a congresso provinciale perchè si vuole evitare l'ennesima sfida personalistica e perchè si ha paura di spaccare ulteriormente il partito. E' questo il punto. Personalmente ritengo che, visto il nostro passato, noi non siamo in grado di sostenere le primarie (viste le regole, posso chiamarle così) senza alzare muri invalicabili. Questa dovrebbe essere una regola di buon senso: non ci si dovrebbe candidare in risposta ad un altra candidatura o per scopi personali, altrimenti le lacerazioni interne diventano inevitabili. Ma per portare avanti delle idee. Eppure, ci siamo ridotti ad aver timore del confronto.


Gabriele