Legge sul lavoro, lavoro per legge?

16.11.2014 13:18


E' di qualche settimana fa la pubblicazione annuale della World Bank "Doing Business 2015" https://www.doingbusiness.org/reports/global-reports/doing-business-2015, che annualmente "recensisce" i vari Paesi dal punto di vista della regolamentazione per il business. Ad ogni Paese viene assegnato un punteggio relativamente alle procedure per l'avvio di una nuova attività, e, sulla base di questo, viene stilata una classifica. Il primo posto è assegnato al Paese in cui è più facile fare business. L'Italia si piazza all'89° posto (su 189). Leggere il report sull'Italia mi ha fatto riflettere sull'assurdità del dibattito che si è mosso in queste settimane intorno all'articolo 18 e al presunto potere salvifico che deriverebbe dalla sua abolizione. Mi spiego. Il report segnala (ma potrebbe segnalarlo qualunque persona che abbia avuto a che fare con la giustizia civile italiana) che in Italia la durata media per un'azione esecutiva per il recupero di un credito è di 1185 giorni, pari a 3 anni e 3 mesi, con un costo pari ad un quarto della somma da recuperare. Invece, per costruire un magazzino, sono 233 i giorni necessari a raccogliere i permessi e le autorizzazioni necessarie. Non affronto, volutamente, la questione dell'incidenza della tassazione effettiva, per non aprire ora il mastodontico tema della politica fiscale.


Ho riportato un paio di dati, che sanno tutti, e che tutti ripetono e commentano da tempo, con lo scopo di farmi spiegare, da chi ne propugna l'abolizione, quale sia il meccanismo per cui l'abolizione dell'articolo 18 dovrebbe favorire l'occupazione. Perché, invece, non puntare ad una seria riforma della giustizia civile, grazie alla quale le imprese magari riescono a recuperare più in fretta e con meno costi i crediti vantati, oppure una riforma della burocrazia seria, per cui, invece di tagliare risorse a caso alle Pubbliche Amministrazioni, ci si concentra sulla digitalizzazione e sulla razionalizzazione degli adempimenti per imprese (e chiaramente anche per cittadini)? Perché, forse, l'articolo 18 è fortemente simbolico, e Renzi, usandolo nella sua narrazione politica, ne ha fatto un'altra delle sue "accette ideologiche".


Il vero motivo per cui le imprese non assumono oggi non è la paura dell'articolo 18 (che disciplina il licenziamento illegittimo, mica tutti i licenziamenti...e poi, a quanti nuovi lavoratori si applica, questo articolo 18?). Il motivo principale per cui le aziende oggi non assumono nuovi lavoratori è il perdurare della stagnazione del mercato interno, incapace di assorbire la produzione. E' quindi, un problema di domanda, che difficilmente si risolve intervenendo sulla legislazione del mercato del lavoro. Se si vuole intervenire dal lato dell'offerta, al di là dei "costosi" interventi di politica fiscale come il taglio dell'IRAP, che in qualche modo va finanziato- e se si finanzia con l'aumento dell'iva, siamo punto e a capo- altri interventi piu strutturali potrebbero essere, appunto, la riforma della giustizia civile e della burocrazia, i cui effetti ricadrebbero su cittadini e imprese.


Giulia